ASSOCIAZIONE di VOL.RIATO |
SEDE di 23900 LECCO |
PRIMA VERTENZA STRAGIUDIZIALE IN MATERIA DI
LAVORO
(Compenso negato per ferie non godute in caso di risoluzione del
rapporto di lavoro)
Il dr. Stefano Casartelli, agente di Polizia Locale,
è stato assunto in servizio nel Comune di Lecco in data
31.12.2002, all’esito vittorioso di pubblico concorso. Egli risiede ed
abita a Lecco con la moglie anch’essa dipendente comunale come Ausiliare del
Traffico, dalla quale recentemente ha avuto una bambina e mai più si sarebbe
allontanato dalla propria famiglia con la moglie in gravidanza. Ma, ahilui, il
14 luglio 2004, probabilmente per esigenze pneumologiche (l’aria del Comune di
Lecco non doveva essere per lui molto respirabile), ha rassegnato le dimissioni
con regolare preavviso di un mese e dal successivo 15 agosto ha assunto servizio
presso il Comune di Bellano, sempre come vincitore di concorso pubblico per
titoli ed esami.
Sul clima, sull’ambiente e sull’aria che si
respira nel Comune di Lecco chi scrive ha molto raccontato nel suo libro di 416
pagine, di cui alcune delle più stuzzicanti appaiono in questo sito; basta
cliccare sul pulsante “Il libro del Presidente”.
La prova che il Casartelli si era allontanato da
Lecco “obtorto collo” si evince dal fatto che dopo
circa 6 mesi dal Comune di Bellano si è trasferito in quel di Oggiono molto più
vicino a Lecco. Certo, è un lusso, quello di vincere i concorsi, ma Stefano
Casartelli se lo può permettere, posto che è laureato in economia e commercio
ed ha una professionalità di tutto rispetto che prima o poi lo porterà ad
ulteriori brillanti traguardi nell’ambito della sua professione.
E poiché egli nell’anno 2004
non aveva ancora fruito le ferie maturate presso il Comune di Lecco, è
rimasto nella legittima aspettativa che quest’ultimo prima o poi provvedesse a
corrispondergli il relativo compenso; aspettativa che, alla luce di quanto
emerge dagli atti qui di seguito pubblicati, si sarebbe rivelata come quella del
Tenente Drogo nel “Deserto dei Tartari”, se egli non avesse preso
l’iniziativa di chiedere.
Infatti, in data 25.05.2005 il dr. Casartelli, visto
che il Comune di Lecco faceva lo gnorri, ha inoltrato la richiesta che segue:
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In riscontro alla istanza di cui sopra il dr.
Casartelli in data 09.07.2005 veniva fatto oggetto della missiva avanti
pubblicata
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Esaminata la risposta del Vitale, l’istante
Casartelli, che è uno dei Soci fondatori di questo Tri.Di.Pu.Di. ancorché
membro del Collegio dei Revisori, si rivolgeva a chi scrive in qualità di
Presidente, il quale esaminava la problematica dopo avere rilevato sotto il
profilo formale alcune discrasie non certo meritevoli di apprezzamento per
l’autore della missiva di riscontro.
In particolare, rilevava che, a fronte del merito
della questione, il Vitale con estrema leggerezza aveva sottoscritto una lettera
senza data e senza l’indicazione del responsabile del procedimento ed in più
nella risposta con tanta leggiadrìa aveva alleggerito il Casartelli del titolo
accademico di dottore mentre non aveva lesinato di precisare il
Suo di dottore.
Il
Sanfilippo faceva poi mente locale che nella pubblica
amministrazione operano alcuni funzionari (è auspicabile che siano un numero
sparuto) che fanno un notevole sforzo quando sono obbligati a soddisfare le
istanze del cittadino mentre si compiacciono quando devono negare qualcosa a
qualcuno, significando che nella seconda ipotesi rimangono talvolta prigionieri
di un certo delirio di onnipotenza e vengono colpiti dalla disinvoltura e dalla
presunzione di voler rammentare al cittadino persino la normativa vigente ,
anche se poi è quella sbagliata o superata da altra che purtroppo non conoscono
per non essersi aggiornati, e si comportano come se il richiedente fosse un
perfetto ignorante e a nulla rileva la qualificazione soggettiva
dell’interlocutore perché tanto è lui, il funzionario, che pontifica e deve
dire l’ultima parola (ipse dixit).
Ed è per ciò che il Presidente Sanfilippo, a
conoscenza di alcuni casi in cui il Vitale aveva negato in sede di trattativa
sindacale l’evidenza di diritti pressoché analoghi, salvo poi a “calare le
brache” davanti al Collegio di Conciliazione, nella denegata ipotesi che egli
potesse appartenere a quella sparuta categoria di funzionari testè citati, ha
ritenuto di dover anticipare alla richiesta di costituzione del predetto
Collegio la missiva qui di seguito pubblicata.
TRIBUNALE DEI DIRITTI DEI PUBBLICI DIPENDENTI
IL PRESIDENTE
OGGETTO:
Richiesta pagamento
ferie arretrate anni 2003 – 2004. Mi
riferisco alla nota pari oggetto, prot. n. 29922 MV/lt, senza data e
senza il nominativo del responsabile del procedimento, diretta al
dottor Stefano Casartelli, che, in qualità di Socio, mi ha commesso
incarico di tutelare i propri diritti e di assisterlo eventualmente in
tutti i gradi del giudizio nella pratica che lo riguarda. Le
faccio osservare preliminarmente che il destinatario della Sua missiva,
Stefano Casartelli, ha il titolo accademico di dottore, che non può
certamente esserLe sfuggito, non foss’altro perché emerge chiaramente
dalla sua istanza; titolo da Lei omesso nell’indirizzo, mentre Ella non
ha mancato invece di precisare il Suo di dottore. Questo
per quanto concerne l’aspetto formale che mi è sembrato inevitabile
sottolineare! Nel
merito sono io semmai spiacente di doverLa richiamare ad una più attenta
lettura ed osservanza delle norme in vigore (leges sunt servanda) che non
si esaurisce sic et simpliciter nell’esame del 16° comma
dell’articolo 18 del CCNL 06.07.1995, ma esige la conoscenza e la
lettura di altre norme e commi dello stesso articolo 18, ad esso
collegate. E’
un principio esegetico che consente di comprendere appieno il significato
dell’inciso
“per esigenze di
servizio” riportato
nel comma 16. Dalla
normativa che ruota attorno al problema si evince che: ·
il diritto alle ferie è talmente sacrosanto che il
dipendente non può né rinunciarvi, né monetizzarlo, ma lo deve
esercitare nel corso di ciascun anno solare in periodi in cui le oggettive
esigenze di servizio si sintonizzano con le proprie richieste (comma
9); ·
l’indefettibilità
di tale diritto, che non teme compressione di sorta, trova conferma
nel fatto che non è riducibile nemmeno per assenze per malattia o
infortunio, anche se tali assenze si siano protratte per l’intero anno
solare, posto che, in tal caso, il godimento delle ferie deve essere
autorizzato anche oltre il termine del primo semestre dell’anno
successivo (comma 15); il che significa che mai il dipendente perde il
diritto alle ferie, men che meno quando Ella disattende la normativa
vigente; ·
le ferie si possono, anzi si devono, monetizzare e
procedere al pagamento sostitutivo delle stesse in un solo caso, ossia
allorquando si verifica la cessazione dal rapporto di lavoro e le ferie
spettanti non siano state fruite per esigenze di servizio (comma 16). Ma
l’esigenza di servizio, nel caso di specie, è in re ipsa e non richiede
attestazione di sorta, perché rilevabile dal fatto che il dipendente ha
prestato regolarmente servizio; infatti la norma esige che in nessun altro
caso (assenze per malattia, infortunio, maternità, ecc.) si procede al
pagamento sostitutivo delle ferie. A
sostegno di quanto sopra esposto sorregge il fatto che nessuna norma
stabilisce in quale mese dell’anno il dipendente debba fruire le ferie,
salvo il diritto di cui al comma 10 (due settimane continuative nel
periodo 1 giugno – 30 settembre), diritto che non toglie comunque la
facoltà al dipendente di fruirle anche nel mese di dicembre. L’art.
2109 C.C. prescrive che è l'imprenditore che deve preventivamente
comunicare al prestatore di lavoro il periodo stabilito per il godimento
delle ferie, tenuto conto delle richieste del dipendente; ma nel caso di
specie non è intercorsa nessuna trattativa con il datore di lavoro nella
misura in cui il prestatore d’opera non ha avanzato alcuna richiesta. Chi
avrebbe potuto, quindi, attestare che il dr. Stefano Casartelli non ha
chiesto di fruire le ferie per esigenze di servizio se non egli stesso? Il
quale afferma peraltro di non averle chieste, perché con alto senso del
dovere aveva valutato e ritenuto che le esigenze di servizio non lo
consentivano. Appare
veramente incomprensibile come Ella voglia far discendere la perdita del
diritto alle ferie dal fatto di non averle fruito prima delle dimissioni,
sol perché mancherebbe una attestazione formale secondo la quale il mio
assistito durante l’anno ha prestato servizio anziché scopare il lago. Ma
v’è di più, a Lei sfugge che il citato art. 2109 C.C. al comma 4°
sancisce che “non può essere computato nelle ferie il periodo di
preavviso indicato nell'art. 2118”, per cui l’esigenza di servizio
cui Ella vuole arrampicarsi la troviamo ancora in re ipsa, nella misura in
cui il mio assistito dal 14 luglio al 15 agosto 2005 non avrebbe potuto
nemmeno chiedere la fruizione delle ferie ancora non godute. E qui, più
che di fronte ad una esigenza di servizio ci troviamo di fronte ad uno
sbarramento di legge. Tutto
quanto sopra argomentato serve comunque soltanto come disquisizione
giuridico – letterale, per invitarLa in avvenire a non soffermarsi al
primo inciso che Le capita, di un comma relativo ad un articolo del CCNL
06.07.1995, peraltro superato, dal momento che la soluzione del problema
de quo è affidata ad una norma molto più recente, il Decreto Legislativo
8 aprile 2003, n. 66, che all’art. 10 (Ferie annuali), 2° comma,
sancisce in maniera definitiva e senza problemi esegetici di sorta che “Il
predetto periodo minimo di quattro settimane non può essere sostituito
dalla relativa indennità per ferie non godute, salvo il caso di
risoluzione del rapporto di lavoro”. Trovo
molto singolare comunque che al Dirigente del Settore Risorse Umane ed
Organizzazione di un Comune capoluogo di provincia come Lecco possa
sfuggire un Decreto Legislativo così importante che attiene al governo
del personale. Alla
luce di quanto sopra esposto Le intimo in forma ufficiale e a tutti gli
effetti di legge di monetizzare e corrispondere al dr. Stefano Casartelli
il periodo di ferie non godute nell’anno 2004 e Le anticipo che, in
assenza di una Sua risposta entro 10 giorni dal ricevimento della
presente, provvederò a dare incarico ad un professionista per la
quantificazione della somma spettante con aggravio di spese legali,
significando che in caso di inadempimento tutelerò gli interessi del dr.
Stefano Casartelli nelle sedi giudiziarie competenti.
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La lettera appena letta è datata 22.07.2005, con
intimazione a provvedere entro 10 giorni dal ricevimento, ma il Vitale con la
lettera di riscontro del 26.07.2005, qui di seguito pubblicata, ha “calato le
brache” prima, ossia appena dopo quattro giorni, con il particolare che
stavolta è stato lui a privarsi del titolo accademico di dottore mentre si è
ben guardato di sottrarlo al Signor Casartelli. E’ una questione formale di
natura bagatellare, ma quando attiene al comportamento di determinati soggetti
diventa sostanziale.
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Dal momento che, per effetto dell’istituto
giuridico della mobilità, dal 1° agosto 2005 il dr. Michele Vitale s’è
trasferito a Milano per ricoprire altro incarico dirigenziale presso l’Agenzia
delle Entrate, rebus sic stantibus, è il caso di dire che a Lecco ha “chiuso
in bellezza”, posto che una Caporetto così eclatante nessuno se
l’aspettava.
Va
sottolineata infine la peculiarità del comportamento del dr. Stefano Casartelli
che ha intrapreso e condotto questa vertenza disinteressatamente e da
filantropo, posto che con estrema generosità ha devoluto il compenso per le
ferie non godute al Tri.Di.Pu.Di. per sopperire alle necessità degli altri
colleghi meritevoli di assistenza legale.
Un
apprezzamento ed un ringraziamento particolare, quindi, al dr. Stefano
Casartelli da parte del Presidente Sanfilippo che si dice onorato di averlo tra
i Soci fondatori.